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Omelia della Veglia Pasquale
di Padre Budi Kleden

Collegio del Verbo Divino, Roma
April 11, 2020

Cari fratelli e sorelle,

“Dopo il sabato”, così inizia il Vangelo di questa notte (Mt 28,1-10). Sabato era il giorno dopo la morte di Gesù. Maria di Magdala e l’atra Maria, che amavano tanto Gesù, si trovavano nella situazione di tristezza per una grande perdita a causa della tragica scomparsa del loro Signore e Maestro. E dopo quel sabato, l’unica cosa che i discepoli potevano fare per mostrare il loro amore a lui, era vistare la sua tomba dove si trovava il suo corpo. Però, come ci racconta il Vangelo, le donne hanno scoperto che il suo corpo non c’era più nella tomba. In quell’istante hanno perso tutto, perché la tomba, che era l’unico ricordo del loro Signore, è rimasta vuota. Neanche la tomba era al sicuro. Per i discepoli, il terremoto che si è sentito non era semplicemente una sensazione esterna. Era più un’esperienza esistenziale, hanno sperimentato il crollo di un mondo che si erano costruiti durante il tempo con Gesù. I loro sogni e piani sono andati perduti, la speranza di una nova era della relazione tra gli uomini è sparita. Se ora anche la tomba era vuota, dove potevano ritornare per rinnovare il loro impegno e ritrovare le loro forze per vivere? Un mondo è caduto.

Il sentimento dominante dopo sabato è quello di vulnerabilità e fragilità del mondo, che anche noi proviamo in questo tempo di pandemia. Affrontiamo la fragilità del sistema sanitario, economico e politico di tutti i paesi del mondo. Tante regole e abitudini, che fino a poco tempo fa ci davano un senso di sicurezza e di libertà, ora sono stati cambiati senza molte proteste. I muri di sicurezza e di protezione non servono a nulla. La fiducia in tutto ciò che gli uomini si sono costruiti per assicurarsi una vita comoda e sicura è crollata. È vacillata anche la fede. Molti cristiani sono rimasti scioccati, vedendo le chiese vuote, come la tomba di Gesù dopo quel sabato. Tanti fedeli passano per un tempo difficile con la loro fede quando vedono che le persone più amate da loro, che hanno condiviso con loro la vita, la moglie, lo sposo, i genitori, i bambini, soffrono da solo, muoiono in solitudine, e sono sepolti senza un rito religioso. Questa esperienza ci fa domandare: che cosa è essenziale nella vita, nella fede?

Vorrei condividere con voi due pensieri. Il primo è: la Pasqua apre una nuova realtà. La prima lettura ci racconta la creazione del mondo. Alla fine di ogni giorno l’autore biblico scrive: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,1.26-31). Però l’ordine della creazione fu distrutto dal peccato. L’arroganza degli uomini portò l’oppressione e la discriminazione delle nazioni, la distruzione dell’ordine naturale. L’esperienza degli israeliti in Egitto è il simbolo di questa realtà. C’è bisogno di un intervento del Signore per creare una nuova società degli uomini e una nuova relazione con la natura. Il Signore liberò il suo popolo, un popolo indifeso, disarmato, sommergendo nel mare tutti quelli che si fidavano della loro forza e dei loro muri di sicurezza (Es 14,15-15,1). In questo nuovo mondo tutti gli assetati e malati, gli emarginati e poveri possiedono un posto assicurato dal Signore stesso, come ci dice il profeta Isaia nella terza lettura (Is 55,1-11).

Attraverso la presente pandemia il Signore ci porta a una vita nuova. Però, c’è una sola strada che conduce alla nuova realtà: bisogna attraversare prima il mare delle difficoltà, bisogna imparare con tutta la franchezza e trarre conclusioni dall’esperienza di questo tempo di pandemia. Dobbiamo diventare uomini e donne nuovi, come scrive San Paolo nella sua lettera ai Romani (Rm 6,3-11). Dobbiamo essere persone che sono disponibili ad avere una relazione trasformata con gli altri e con la natura. Il Crocifisso è risorto, non è semplicemente ritornato alla vita precedente. La Pasqua è la risurrezione, non rianimazione o rivitalizzazione del Signore. Una vita nuova, una mentalità nuova e uno stato d’animo nuovo. Il Signore Crocifisso e risorto ci apre questa nova realtà. Apriamoci per essere trasformati da Lui.

Il secondo pensiero è l’importanza di avere coraggio. Maria di Magdala e l’altra Maria hanno trovato il sepolcro vuoto. La tomba è vuota, il Crocifisso è risorto, il Signore è in cammino perché è un Dio missionario. Già in quel giorno dopo sabato le due donne hanno ricevuto il comandamento di andare e annunciare: “Andate a dire ai suoi discepoli”, dice l’angelo; “Andate ad annunciare ai miei fratelli”, ordina Gesù.

Camminare con il Signore non vuol dire avere sempre brillanti successi. Tante volte sperimentiamo difficoltà che ci fanno sentire piccoli e deboli, come gli israeliti in uscita dall’Egitto. Per attraversare il mare bisogna avere coraggio. Andare e annunciare che il Crocifisso è risorto richiede il coraggio. Per questo l’angelo, e poi il Signore risorto, hanno detto alle donne: non abbiate paura, non temete. Il messaggio della Pasqua in questo tempo di pandemia è di avere coraggio, assumere il rischio di entrare in una nuova, sconosciuta situazione. Non lasciamoci condizionare dalla paura, perché la paura non è un buon consigliere.

In questo tempo di pandemia il mondo necessita persone coraggiose che continuino ad essere la buona notizia per gli altri con la loro dedizione e attenzione, persone che trovino modi diversi per mostrare il loro amore e solidarietà con gli altri, specialmente con i più bisognosi. Abbiamo bisogno di coraggio di affrontare la discriminazione che tanti malati esperimentano in questi giorni in diversi luoghi. Il coraggio si mostra anche nel seguire le regole per la protezione di noi stessi e degli altri.

Cari fratelli e sorelle,
Preghiamo affinché la luce di Pasqua ci faccia non solo persone gioiose ma anche coraggiose, pronte a trasformare la nostra vita e il mondo.